La direttiva SUP ha stabilito il divieto di immettere sul mercato una serie di oggetti in plastica monouso. Posate, piatti, cannucce, palette, bastoncini per palloncini, oltre ad alcuni prodotti in polistirene espanso (bicchieri e contenitori per alimenti e bevande), bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie. Non anche però – miracolo delle lobby industriali – gli ubiquitari quanto inutili bicchieri in plastica.
La Commissione europea, nelle linee guida 31.5.21, ha ribadito come il divieto sia esteso agli oggetti monouso in materiali poliaccoppiati (plastica + carta) e alle bioplastiche. Materiali impiegati in piatti e bicchieri in cartoncino rivestito, nonché in numerosi imballaggi di alimenti liquidi (es. latte, succhi di frutta e vini in brik) e solidi (es. prodotti da forno, alimenti freschi e surgelati, etc.).
Gli Stati membri avrebbero dovuto adottare le misure necessarie a garantire i divieti di cui sopra entro il 3.7.21. Il legislatore italiano si è invece limitato ad affidare tale incarico al governo, con la legge di delegazione europea 2019-2020 in vigore dall’8.5.21. Con l’aggravante di prevedere una deroga a favore delle della bioplastiche, quando ‘non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti elencati nella parte B dell’allegato’.
Gli unici materiali ammessi dalla direttiva SUP a sostituire la plastica negli oggetti monouso – come ribadito dalla Commissione europea nelle apposite linee guida – sono invece i polimeri naturali non modificati. Vale a dire quelli la cui struttura chimica originaria rimanga inalterata. Come la cellulosa e la lignina – entrambe estratte da materiali lignei – e l’amido di mais, ottenuto mediante macinazione a umido. L’estensione tout court della deroga a favore delle bioplastiche è quindi inammissibile, poiché in contrasto con la direttiva UE (che nella gerarchia delle fonti di diritto ha ruolo sovraordinato alle leggi costituzionali).
La GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e il food service hanno confidato invano in una deroga improbabile, se non impossibile, a regole già definite in Unione Europea nell’ambito del Pacchetto Economia Circolare. (L’industria alimentare a sua volta continua a utilizzare imballi poliaccoppiati anche in presenza di ottime alternative (es. carta e cartoncino per la pasta).
L’industria italiana delle bioplastiche, in sinergia con gli operatori della filiera agroalimentare, potrebbe ora invece sviluppare progetti di ben altro respiro. Concentrandosi sul design e la produzione di contenitori e stoviglie di lunga durata che possano davvero contribuire alle priorità di Ridurre e Riutilizzare. Con l’ulteriore vantaggio, rispetto alle plastiche tradizionali, di non impiegare sostanze chimiche tossiche.