
Un passo avanti storico per la natura d’Europa.
La Nature Restoration Law, la legge che punta a imporre agli stati membri di stabilire e attuare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, è passata “a sorpresa” durante la riunione del Consiglio a Lussemburgo.
Si tratta di un risultato per nulla scontato, che ambientalisti, scienziati, verdi e associazioni in difesa della natura aspettavano da tempo, ma che per mesi è stato ostaggio del tira e molla o dell’atteggiamento denigratorio di alcuni Paesi, fra cui soprattutto l’Italia, Svezia, Finlandia, Ungheria o Olanda che si opponevano al passaggio della legge temendo ripercussioni economiche per il mondo agricolo. Per questo, anche nell’ultimo voto, questi paesi si sono schierati contro l’approvazione.
Una opposizione che finora non aveva permesso di oltrepassare il 65% dei consensi necessari per approvare la legge: grazie all’Austria però, che dopo una iniziale contrarietà ha cambiato posizione all’ultimo minuto, la legge ha ottenuto il 66% dei sì ed è passata.
Il regolamento sarà ora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore tra poche settimane.
Il testo finale esce comunque annacquato rispetto ad alcuni vincoli ipotizzati inizialmente, garantendo ad esempio in casi “eccezionali” una sorta di freno alle politiche di tutela dei suoli, garantendo così un appiglio per il settore agricolo. La legge, ricorda il Consiglio, “stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani”.
Lo scopo è affrontare in maniera diretta il ripristino degli ecosistemi e contemporaneamente combattere la crisi del clima e lavorare, con politiche di mitigazione e adattamento, relativamente agli effetti dei disastri naturali che minano i nostri territori e la sicurezza alimentare.