A partire dagli anni 2000 – a seguito del brillante studio che ha portato all’attribuzione del premio Nobel per la chimica a due donne: le ricercatrici Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier – si sono sviluppate le nuove tecniche genomiche (NGT) tra le quali l’editing del genoma, la cisgenesi, l’intragenesi, l’RNA interferente e il reverse breeding, gruppo di tecniche afferenti alla grande famiglia delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA). Tutte queste tecniche hanno reso possibile restringere il campo d’azione solamente ai geni di interesse o a singole basi del DNA genetico della coltura stessa (dunque senza immissione di geni “estranei”), ottenendo – in maniera molto più rapida e precisa – risultati che sono, di fatto, l’evoluzione moderna di ciò che si sarebbe ottenuto per mutazione spontanea o per incrocio e, dunque, privi di effetti indesiderati.
In un mondo che, dal gennaio di quest’anno ha superato gli 8 miliardi di abitanti, le sfide che il settore agricolo è chiamato ad affrontare in tema di sostenibilità produttiva ed ambientale – anche alla luce del Green Deal europeo e delle strategie “From farm to fork” e “Biodiversità” – impongono la ricerca di nuove tecniche e di metodi di coltivazione finalizzati al miglioramento genetico delle piante, al fine di renderle più resistenti alle infezioni da parassiti, meno bisognose di prodotti fitosanitari e in grado minimizzare l’utilizzo delle risorse idriche e dei fertilizzanti. “Produrre di più con meno” è dunque la scommessa chiave del futuro, anche in termini di sostenibilità economica per le imprese del settore.
A fronte di tali decisive sfide – ed in considerazione del consolidato cambiamento climatico in grado di arrecare potenziali danni irreversibili all’agricoltura ed ai sistemi agroalimentari – l’applicazione in campo agricolo delle TEA si rivela oggi forse l’unica preziosa risorsa in grado di riscrivere le regole del breeding vegetale, al servizio di una produzione ambientalmente più sostenibile ed economicamente più vantaggiosa, senza comportare particolari rischi. Infatti, mentre gli OGM prevedono l’inserzione nel genoma originario di sequenze di geni di altre specie di piante o anche di animali – introducendo cioè DNA estraneo e creando così organismi transgenici – le TEA consentono la modifica del genoma, ma senza inserimento di geni “estranei”, provenienti cioè da altre specie, con il risultato finale di costituire degli organismi cisgenici.