
Ventuno scienziati di fama internazionale hanno lanciato, sulle pagine di Nature, un appello urgente ai governi: ridurre drasticamente lo spreco alimentare è la chiave per salvare milioni di chilometri quadrati di terreno fertile. Secondo lo studio, tagliare del 75% il cibo buttato entro il 2050, unito a una produzione più sostenibile, potrebbe liberare 13,4 milioni di chilometri quadrati di suolo, più dell’intera Africa.
Le strategie proposte sono molteplici e integrate. Ripristino delle aree degradate, stop alla sovrapproduzione e al deterioramento lungo la filiera, incentivi a donazioni e vendite scontate dei prodotti prossimi alla scadenza, fino al divieto di scartare frutta e verdura “brutte” ma perfettamente commestibili.
Un ruolo centrale spetta all’educazione, con campagne mirate per ridurre lo spreco domestico e al sostegno dei piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo, migliorando stoccaggio e trasporto per evitare perdite post-raccolto.
Gli esperti sottolineano che i sistemi alimentari sono stati finora poco considerati negli accordi internazionali sul degrado del suolo, ma che una riforma coordinata, graduale ma decisa, può invertire la rotta.
Il documento punta anche sull’integrazione di sistemi alimentari terrestri e marini: la carne rossa prodotta in modo non sostenibile consuma grandi quantità di terreno, acqua e mangimi ed emette significative emissioni di gas serra. Così, frutti di mare e alghe rappresentano alternative sostenibili e nutrienti.