
Il settore agricolo italiano continua a giocare un ruolo cruciale nella sfida climatica.
Secondo il National Inventory Document 2025 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel 2023 l’agricoltura ha contribuito per 32,3 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, pari all’8,4% delle emissioni nazionali escludendo il settore LULUCF (uso del suolo e foreste). Rispetto al 1990 si registra una riduzione del 15,6%, segnale di un miglioramento strutturale, ma il comparto resta strategico per le politiche di mitigazione.
Metano e protossido di azoto dominano il bilancio
Il quadro delle emissioni agricole è dominato da metano (CH₄) e protossido di azoto (N₂O), che insieme rappresentano oltre il 98% del totale. Nel 2023 il CH₄ ha inciso per il 64,5%, mentre il N₂O per il 34,2%. Il contributo diretto della CO₂ è marginale, appena l’1,4%.
Il calo complessivo è legato soprattutto alla diminuzione delle emissioni di metano da fermentazione enterica, scese del 15,6% rispetto al 1990, e alla riduzione dell’N₂O dai suoli agricoli (-11,8%). Tuttavia, queste due fonti restano le principali responsabili: la fermentazione enterica rappresenta il 44,7% delle emissioni agricole e i suoli agricoli il 28,9%.
Fermentazione enterica e deiezioni: il peso degli allevamenti
Nel dettaglio, nel 2023 la fermentazione enterica ha generato 14,4 milioni di tonnellate di CO₂, seguita dalla gestione delle deiezioni con 4,8 milioni di tonnellate. La coltivazione del riso, tipica di alcune aree del Nord, ha contribuito con circa 1,5 milioni di tonnellate. La gestione dei suoli agricoli ha emesso oltre 9,3 milioni di tonnellate di CO₂, principalmente per l’uso di fertilizzanti azotati e la mineralizzazione della sostanza organica.
Emissioni residue da pratiche agricole
Pratiche come la combustione dei residui colturali, la calcinazione (liming) e l’uso di urea pesano per meno dell’1% del totale. Tuttavia, sono considerate rilevanti in ottica di inventario, con circa 0,4 milioni di tonnellate complessive.
Trend e sfide future
Se il confronto storico mostra progressi, il calo appare rallentato nell’ultimo decennio: dal 2015 al 2023 la riduzione è stata minima. Gli esperti segnalano che ulteriori tagli richiederanno interventi strutturali, in particolare sulla zootecnia intensiva e sull’efficienza nell’uso dei fertilizzanti, anche attraverso pratiche di agricoltura di precisione.
Il contesto europeo
Il settore agricolo rientra tra quelli regolati dal Regolamento Effort Sharing dell’UE, che per l’Italia fissa un obiettivo di riduzione delle emissioni non ETS (trasporti, edifici, rifiuti e agricoltura) del 43,7% entro il 2030 rispetto al 2005. Una sfida che rende urgente accelerare innovazione e sostenibilità nelle filiere agro-zootecniche.