Una startup francese ha annunciato di aver presentato all’Efsa la richiesta di autorizzazione a mettere in commercio in Europa il suo foie gras coltivato. L’azienda ha presentato domanda di autorizzazione alla commercializzazione anche a Singapore, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera.
Per la verità la richiesta, ha specificato in una nota l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, non è pervenuta direttamente all’Efsa ma alla Commissione europea: «Siamo stati informati che questo dossier è stato mandato alla Commissione – scrive l’Authority – chiunque intenda immettere un nuovo alimento sul mercato dell’Ue deve infatti presentare prima una domanda alla Commissione Europea». Una volta dichiarata valida la richiesta da parte della Commissione, l’Efsa avrà però il compito di eseguire una valutazione della sicurezza entro nove mesi sulla base degli studi, dei dati e delle informazioni contenute nella richiesta e disponibili nella letteratura scientifica. All’eventuale ok dell’Efsa dovrà seguire poi un ulteriore passaggio: la Commissione europea e gli Stati membri decidono, di solito entro sette mesi, se concedere o meno l’autorizzazione all’immissione in commercio del nuovo alimento e le condizioni del suo utilizzo, come l’etichettatura.
Se però alla fine di tutto questo percorso l’azienda francese dovesse incassare il sì, il suo prodotto realizzato con carne sintetica – in questo caso fegato – potrebbe essere venduto in tutti e 27 i Paesi dell’Unione, Italia compresa. A nulla varrebbe infatti la legge approvata l’anno scorso nel nostro Paese per vietare – primi in Europa – la produzione e la commercializzazione della carne creata in laboratorio replicando una cellula staminale prelevata da animale vivo. Nel momento in cui Bruxelles dovesse dire sì, il divieto italiano fortemente voluto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dalla Coldiretti rischierebbe la procedura di infrazione per mancato rispetto delle regole del mercato unico europeo.
In Francia, sulla scia di quanto accaduto nel nostro Paese, il mondo degli allevatori aveva spinto per far approvare una normativa che vietasse la carne coltivata. La proposta di legge era stata depositata al parlamento francese lo scorso anno da parte di un gruppo di parlamentari appartenenti al partito Les Républicains, ma poi non se n’è fatto nulla. Tanto che la prima a fare domanda all’Efsa è proprio una azienda francese.
L’azienda ha puntualizzato di non utilizzare cellule geneticamente modificate e che, “quindi, la sua domanda rientra nell’ambito della normativa sui nuovi alimenti”. A sostegno della richiesta, la realtà francese ha preparato “un dossier in conformità con le normative pertinenti e le linee guida dell’Efsa” (fonte Euronews).
Il foie gras, infatti, presenta diverse caratteristiche che lo rendono un alimento quasi ideale per una produzione diversa da quella tradizionale. Quest’ultima è considerata ormai troppo crudele, ma in ambito UE, il commercio è permesso. Inoltre, il foie gras è un prodotto costoso, e il fatto che gli estimatori spendano cifre talvolta elevate, ha fatto ritenere agli investitori e ad alcune start up che gli stessi clienti sarebbero propensi a spendere per il medesimo prodotto, ottenuto però in modo del tutto cruelty-free e sostenibile, cioè con l’agricoltura cellulare. Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, così ha commentato la notizia: “Come hanno recentemente sottolineato alcuni ministri europei, la tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore. La domanda della start-up francese Gourmey dimostra che l’innovazione alimentare e la tradizione culinaria possono rafforzarsi a vicenda, offrendo un foie gras che soddisfa le esigenze dei consumatori e tutela il benessere animale”. (fonte Il Fatto Alimentare).