“I processi e le attività industriali generano emissioni di sostanze pericolose come l’ossido di azoto, l’ammoniaca, il mercurio e il biossido di carbonio. Tali sostanze inquinano l’acqua, l’aria e il suolo e causano danni alla salute umana, all’ambiente e alla natura”. Inizia cosi l’introduzione scritto dal Consiglio dell’Unione Europea sul tema “Emissioni industriali”.
La produzione di energia elettrica, il trattamento e la gestione dei rifiuti, l’allevamento di bestiame o la fabbricazione di cemento sono esempi di attività industriali che rilasciano nell’ambiente emissioni pericolose.
Lo scarico di inquinanti nell’ambiente può causare patologie quali asma, bronchite, cancro e insufficienza cardiaca. Le emissioni sono considerate responsabili di migliaia di morti premature ogni anno.
L’UE ha stabilito norme per contrastare l’inquinamento industriale e una direttiva che regola 30mila impianti industriali e 20mila allevamenti intensivi.
Le norme dell’UE sulle emissioni industriali hanno contribuito alla riduzione delle emissioni di inquinanti. Grazie all’attuale normativa dell’UE, negli ultimi 15 anni l’inquinamento atmosferico è diminuito del 40-85%, a seconda dell’inquinante.
La direttiva sulle emissioni industriali è il principale atto legislativo dell’UE inteso a prevenire e ridurre l’inquinamento provocato dai grandi impianti industriali, compresi quelli zootecnici.
L’obiettivo generale è contribuire a proteggere gli ecosistemi e la salute umana.
Le attività industriali disciplinate dalle norme UE comprendono le centrali elettriche, le raffinerie, il trattamento e l’incenerimento dei rifiuti, la produzione di metalli, cemento, vetro, prodotti chimici, pasta di legno e carta, alimenti e bevande e l’allevamento intensivo di suini e pollame. Vengono volutamente lasciati fuori gli allevamenti intensivi di bovini.
A fine novembre l’Unione Europea pubblica la revisione dell’accordo politico, e provvisorio, riguardo la direttiva alle emissioni industriali (conosciute come IED) e sul regolamento relativo alla creazione di un portale sulle emissioni industriali.
L’obiettivo dell’UE per il 2050 è ridurre l’inquinamento a livelli non più dannosi per la salute umana. Le nuove norme fisseranno limiti di inquinamento a livelli più efficaci e forniranno orientamenti chiari all’industria in merito ai giusti investimenti da realizzare per ridurre efficacemente le sue emissioni.
La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell’UE che regolamenta l’inquinamento causato dagli impianti industriali e dalle aziende zootecniche per allevamenti intensivi, come l’inquinamento da ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica. Le installazioni e le aziende agricole su scala industriale sono tenute a operare conformemente a un’autorizzazione rilasciata dalle autorità nazionali, utilizzando come standard le migliori tecniche disponibili (BAT).
La direttiva, quale modificata, mira a promuovere l’efficienza energetica, un’economia circolare e la decarbonizzazione.
Nel loro accordo provvisorio, i legislatori hanno adeguato determinate soglie agricole per gli allevamenti: 350 UBA (unità di bestiame adulto) per i suini, 280 UBA per il pollame (300 per le galline ovaiole) e 380 UBA per le aziende agricole miste. Le aziende estensive e l’allevamento per uso domestico sarebbero esclusi dall’ambito di applicazione della direttiva. Le nuove norme si applicherebbero progressivamente, cominciando nel 2030 dalle aziende più grandi.
L’accordo provvisorio fissa il termine del 2028 (e successivamente ogni cinque anni) per il riesame e la valutazione, da parte della Commissione, dell’attuazione della direttiva. La valutazione deve tenere conto delle tecniche emergenti e della necessità di ulteriori misure di prevenzione dell’inquinamento o di requisiti minimi a livello dell’UE per i limiti di emissione.
Entro il 2026 la Commissione deve valutare le modalità per contrastare al meglio le emissioni generate dall’allevamento di bovini e dai prodotti agricoli immessi sul mercato dell’UE.
I risultati dell’accordo saranno ora sottoposti ai rappresentanti degli Stati membri (Coreper) e alla Commissione ENVI del Parlamento europeo. Se approvati e formalmente adottati da entrambe le istituzioni, potranno essere pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione ed entrare in vigore.
Entro il 2026 la Commissione dovrà valutare come affrontare al meglio le emissioni generate dall’allevamento di bestiame e dai prodotti agricoli immessi sul mercato dell’UE.
Entro il 2050 l’Unione Europea punta a realizzare un’economia agro-industriale a inquinamento zero e climaticamente neutra.