L’entomofagia è una pratica alimentare che fa parte da migliaia di anni della quotidianità degli abitanti di molti Paesi tropicali. Negli ultimi anni, l’idea di allevare insetti a scopo alimentare ha iniziato a prendere piede in tutto il mondo, come ulteriore risposta ai fabbisogni nutrizionali umani. Gli esperti, che hanno identificato più di duemila specie commestibili, sostengono che gli insetti potrebbero rivelarsi una buona alternativa alle fonti proteiche di origine animale e offrire vantaggi in termini di caratteristiche nutrizionali e dietetiche; gli alimenti a base di insetti sono infatti ricchi di proteine, acidi grassi mono e polinsaturi, vitamine e minerali.
Questo studio si propone di valutare la fattibilità di affermare l’entomofagia come una nuova fonte alimentare per migliorare la sicurezza alimentare e promuovere un’alimentazione sana e sostenibile. Nonostante le legittime preoccupazioni di sviluppare strategie di marketing appropriate per far percepire ai consumatori gli insetti come “cibo accettabile”, è necessario migliorare le strategie di conservazione, per evitare cambiamenti rapidi e degradanti negli ecosistemi che potrebbero portare all’estinzione di alcune specie di insetti.
L’agroecologia, approccio scientifico e alternativo all’agricoltura, si propone come alternativa produttiva e rigenerativa, senza esaurire la base di risorse, necessarie per mantenere la produttività alimentare. Questo concetto si basa sull’agrobiodiversità e sugli aspetti di conservazione delle risorse dell’agricoltura tradizionale, locale e su piccola scala, pur attingendo alle moderne conoscenze e metodi di produzione. In questo contesto, gli insetti ricoprono un ruolo ecologico importante grazie alle molteplici funzioni che svolgono, tra cui impollinazione di piante e fiori, lotta biologica contro alcune specie di insetti nocivi, rigenerazione della fertilità del suolo e mantenimento della biodiversità del terreno. Oltre a questi aspetti, la diffusione dell’entomofagia potrebbe contribuire alla riduzione dei costi legati all’allevamento intensivo:
- Costi ambientali dovuti alla perdita di suolo e biodiversità che portano all’esaurimento della fertilità del suolo
- Costi sanitari causati dall’inquinamento dell’acqua per un uso eccessivo di pesticidi e di antibiotici negli allevamenti
- Costi sociali con danni economici causati da allevamenti intensivi e altre attività nei confronti di piccole aziende agricole familiari.
Secondo gli esperti l’allevamento di insetti a scopo alimentare produrrebbe un significativo vantaggio, in quanto gli insetti:
- possono essere allevati su substrati organici, riducendo così la contaminazione ambientale e valorizzando i rifiuti generati durante i cicli produttivi
- producono minori emissioni di gas serra e ammoniaca
- sono buoni convertitori di mangime e richiedono molta meno acqua rispetto alle specie di bestiame addomesticato (bovini, maiali, polli e altri animali domestici)
- presentano pochi o nessun problema di benessere e rischi minimi di trasmissione di malattie zoonotiche.
Un ulteriore vantaggio potrebbe essere legato ai costi di allevamento, trasporto e gestione e smaltimento dei rifiuti e dei sottoprodotti.
Tuttavia, rimangono i dubbi relativi alla sicurezza alimentare degli insetti e alla risposta dei consumatori che continuano ad esprimere riluttanza all’introduzione degli insetti nelle loro abitudini alimentari. Resta, quindi, difficile stabilire se gli insetti come cibo si affermeranno o meno nelle culture culinarie, poiché la domanda del mercato è principalmente controllata dall’apprezzamento o dall’avversione dei consumatori per i cibi a base di insetti.
Fonte:
Entomophagy as the new frontier in food systems sustainability