Il 29 settembre si è celebrata la seconda Giornata Internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari (International Day of Awareness for Food losses and waste). Il messaggio promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) è quello di trasformare i sistemi agroalimentari rendendoli più efficienti, inclusivi e sostenibili; questo è fondamentale per evitare che le perdite e gli sprechi alimentari vanifichino gli sforzi per debellare la fame, migliorare la nutrizione e ridurre le pressioni sulle risorse naturali e sull’ambiente.
Attualmente, il 14% circa del cibo prodotto in tutto il mondo va perso tra il momento della raccolta e quello della vendita al dettaglio. Questo equivale a una perdita di 400 miliardi di dollari all’anno in valore alimentare, mentre va sprecato il 17% stimato della produzione alimentare globale (11% negli ambienti domestici, 5% nel servizio alimentare e 2% nei punti di vendita al dettaglio).
Secondo quanto emerso da un sondaggio condotto sul sito di Coldiretti e diffuso in occasione della presentazione del primo Rapporto globale sullo spreco (“Food & waste around the world” di Waste Watcher International), l’Italia è un Paese in cui il tema dello spreco alimentare è molto sentito tra i cittadini che, in questo rapporto, risultano i più attenti a questa problematica: nel nostro Paese lo spreco procapite settimanale è di circa 529 grammi di cibo, trend fortunatamente in continua decrescita. Più di un italiano su due (55%) ha dichiarato di aver diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dal riutilizzo degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza. Nonostante questo, il problema resta rilevante se si considera che nel 2020 sono finiti nella spazzatura circa 5,2 milioni di tonnellate di alimenti, per un valore complessivo di circa 9,7 miliardi di euro.