Il consumo a “maggior rischio” è più frequente fra i giovani e in particolar modo i giovanissimi (fra i 18-24enni la quota sfiora il 36%), fra gli uomini (22% vs 14% nelle donne) e fra le persone socialmente più avvantaggiate, senza difficoltà economiche (20% vs 15% di chi ha molte difficoltà economiche) o con un alto livello di istruzione (21% fra i laureati vs 8% fra chi ha, al più, la licenza elementare).È preoccupante il numero di persone che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato, fra i quali il 49% dichiara di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista. Il 10% delle donne in gravidanza riferisce di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista e fra le donne che allattano al seno la quota aumenta al 27%.
Il consumo di alcol a “maggior rischio” resta una prerogativa dei residenti nel Nord Italia (con un trend in aumento) in particolare in Valle d’Aosta e PA di Bolzano, seguite, tra le Regioni settentrionali, dalla PA di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Tra le Regioni del Sud, il Molise ha la percentuale di consumatori di alcol a “maggior rischio” più alta della media nazionale e paragonabile a quella della PA di Bolzano. Anche il consumo di tipo binge è una prerogativa dell’Italia settentrionale (dove si registra anche un aumento significativo dal 2010) e in particolare del Nord Est, ma Molise e Sardegna si distinguono negativamente fra le Regioni meridionali (il Molise fa registrare una delle quote più alte del Paese).
Tendenzialmente stabile, il trend del consumo a maggior rischio è determinato dalle diverse componenti di cui è espressione ma che riflettono profili di consumatori e tendenze molto diverse. Il binge drinking così come il consumo di alcol fuori pasto sono prerogative dei più giovani e socialmente più avvantaggiati; il consumo abituale elevato, la componente meno importante, è caratteristica di persone meno giovani e socialmente più svantaggiate.
Le differenze di genere sono significative a sfavore degli uomini ma non mancano campanelli di allarme fra le donne. Dal 2010, si osserva fra gli uomini un progressivo aumento del consumo a maggior rischio e una tendenziale e lenta riduzione del binge drinking; fra le donne invece il consumo di alcol a maggior rischio sembra stabile, ma va aumentando la componente del consumo di tipo binge e sebbene fra le donne resti significativamente inferiore a quello degli uomini, le differenze di genere vanno riducendosi.
Le differenze per età invece si mantengono nel tempo, con un consumo a maggior rischio fra i più giovani 18-24enni che resta sempre circa 3 volte maggiore di quanto si osserva fra le generazioni più mature dei 50-69enni, ma mentre resta tendenzialmente alto e stabile nel tempo, il consumo a maggior rischio fra le generazioni degli ultra 35enni aumenta grazie alla crescita della componente del binge drinking.
In questo panorama la pandemia ha segnato, sia per gli uomini che per le donne e a tutte le età, un momento transitorio di riduzione del binge drinking e del consumo fuori pasto per il venir meno delle occasioni di socialità a causa della chiusura dei locali imposte per il contenimento dei contagi, ma superata la pandemia i comportamenti hanno ripreso i trend pre-pandemici
L’attenzione degli operatori sanitari al problema dell’abuso di alcol appare ancora troppo bassa: appena il 7% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno.
DATI REGIONE EMILIA-ROMAGNA 2021-2022
SPECIALE ISTITUTO SUPERIORE SANITA’