In questo 2020, per la prima volta sono state trovate larve del parassita Sulcascaris sulcata in cappesante (Pecten jacobaeus) e canestrelli freschi (Aequipecten opercularis) pescati nelle zone di mare dell’Alto Adriatico. Il ritrovamento è avvenuto in campioni prelevati nel corso delle regolari attività ispettive effettuate dai Servizi sanitari locali e conferiti presso i laboratori del Centro specialistico ittico (CSI) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).
S. sulcata è un nematode appartenente alla famiglia delle Anisakidae che infesta le tartarughe marine, che fungono da ospite definitivo, e nelle quali causa quadri di gastriti ulcerative anche gravi. Questo parassita è ampiamente diffuso nelle acque australiane e americane ed è in grado di infettare un’ampia varietà di ospiti intermedi, come molluschi bivalvi e gasteropodi, che rientrano nella dieta delle tartarughe marine.
Nel Mar Mediterraneo, S. sulcata era stato ritrovato, fino ad oggi, esclusivamente in tartarughe marine comuni (Caretta caretta), con una prevalenza di infestazione intorno al 30%. Questo ritrovamento costituisce la prima descrizione di questa parassitosi in bivalvi dei mari italiani.
Il ritrovamento del parassita
Le larve vitali di S. sulcata sono state osservate all’interno del muscolo adduttore dei bivalvi, nel quale si incistano. Le porzioni di muscolo contenenti le cisti tendono ad assumere una pigmentazione di colore marrone chiaro, per la copresenza di larve di S. sulcata e di Urosporidium spisuli, un protozoo caratteristico degli ambienti marini.
Non esiste rischio per il consumatore finale
Nessun caso di infestazione da S. sulcata è mai stato descritto nell’uomo. Da un punto di vista evolutivo, questo può essere spiegato dal fatto che il ciclo biologico del nematode si è sviluppato ed adattato nei confronti delle tartarughe marine, che sono animali eterotermi, cioè caratterizzati da una temperatura corporea inferiore rispetto a quella dei mammiferi. In secondo luogo, la probabilità di infestazione per l’uomo è remota, se si prendono in considerazione le abitudini alimentari e la resistenza delle larve. Infatti, le cappesante sono un prodotto che viene abitualmente consumato cotto, mentre le larve di S. sulcata sono in grado di sopravvivere a temperature di 37°C solo per poche ore. In via precauzionale, la cottura rappresenta la pratica più sicura da attuare prima del consumo di molluschi bivalvi.
Il vero punto critico dell’infestazione da S. sulcata è il danno economico causato dal deprezzamento del prodotto parassitato, a causa delle aree pigmentate che spiccano sul muscolo bianco del mollusco. Addirittura, nei casi di infestazione massiva, il prodotto non può essere commercializzato.
Per leggere il lavoro scientifico pubblicato su Frontiers in Veterinary Science: https://doi.org/10.3389/fvets.2020.00064
In collaborazione con l’Università di Bologna Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie