Piccoli market in cui le persone fanno la spesa gratuitamente: scegliendo prodotti alimentari – secchi, freschi e in qualche caso anche surgelati – ma anche articoli per la scuola, vestiti, giocattoli o prodotti per l’igiene. Con un’ulteriore caratteristica virtuosa: i prodotti vengono raccolti attraverso donazioni di privati, supermercati e piccola distribuzione alimentare o organizzazioni del Terzo settore.
Sono gli empori solidali, fiore all’occhiello dell’Emilia-Romagna che è la regione che ne conta di più, collegati in rete tra loro.
Oltre a offrire un aiuto alimentare, gli empori svolgono anche un’importante funzione sociale e relazionale, garantendo attività aggiuntive come l’ascolto e l’orientamento verso altri servizi, la formazione, l’inserimento lavorativo, gli spazi mamma-bambino, le consulenze al credito e alla gestione domestica.
Una realtà che ha dimostrato flessibilità e capacità organizzativa anche in seguito ad emergenze, come nel 2020 per il Covid, nel 2022 per la guerra in Ucraina e nel 2023 per l’alluvione, riuscendo ad ampliare la platea dei beneficiari.
La rete degli Empori solidali dell’Emilia-Romagna è stata inevitabilmente protagonista nei tragici giorni dell’alluvione di maggio 2023
Gli empori sono strumenti di contrasto alla povertà che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni, Terzo settore e aziende del territorio.
In Emilia-Romagna la rete degli empori ne conta 27 distribuiti su tutto il territorio regionale, di cui 18 hanno costituito l’Associazione Empori Solidali Emilia-Romagna. Sono in fase di apertura, nel corso del 2023, due nuovi empori, uno a Ravenna e l’altro a San Giovanni in Persiceto.
La Regione nel 2017 ha sottoscritto un protocollo di intesa con ANCI, CSVERnet per la valorizzazione dell’azione degli empori, esteso anche ai sindacati.
Apri le “Linee guida per il recupero, la distribuzione
e l’utilizzo di prodotti alimentari per fini di solidarietà sociale”
Chi può accedere e come
Vi accedono solo i residenti del Comune o dell’Unione dei comuni in cui ha sede l’emporio e l’accesso è sempre condizionato a una soglia ISEE, sebbene i requisiti possano variare a seconda dei territori. Pur mantenendo caratteristiche proprie del contesto territoriale di riferimento, gli empori sono accomunati dall’essere un progetto di comunità che coinvolge una rete di attori locali provenienti sia dal mondo profit, che non profit: volontariato, istituzioni e aziende. Le fonti di approvvigionamento sono la Fondazione Banco Alimentare, le raccolte alimentari, le donazioni di aziende e di privati.
Negli anni, il numero degli utenti è aumentato per la presenza dei cosiddetti nuovi poveri; in particolare di chi è rimasto senza lavoro, che ha diritto ad usufruire delle opportunità offerte dall’emporio purché sia iscritto a un centro per l’impiego.
Chi si reca in un Emporio solidale usufruisce di una tessera personale caricata con punteggio a scalare, rilasciata dai servizi sociali dei Comuni.
Il personale
Quella degli empori è una storia di volontari, che prestano la loro opera in tutte le strutture attive in regione. Nella quasi totalità dei casi sono gestiti da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro: associazioni (in maggioranza di volontariato), cooperative sociali, enti ecclesiastici diocesani o parrocchie ed enti pubblici. Il ruolo di questi ultimi, quasi sempre Comuni, è riconosciuto da quasi tutti gli empori per quanto riguarda l’accesso e l’accompagnamento dei beneficiari.
I volontari, anche stranieri, svolgono diverse funzioni: dallo stare al punto vendita o alla cassa al reperimento delle merci. Le funzioni di trasporto, stoccaggio, conservazione e distruzione sono seguite da personale dipendente delle Caritas o Centri di servizio per il volontariato.