Le popolazioni di microbi che vivono sui tronchi degli alberi sono in grado di assorbire il metano, un gas serra presente in atmosfera e con un impatto spesso sottovalutato sul riscaldamento globale.
Questa scoperta, a opera di un team di ricerca internazionale guidato dall’Università di Birmingham che di recente l’ha descritta in uno studio su Nature, potrebbe avere implicazioni significative sul contrasto al cambiamento climatico.
Per capire che ruolo avessero i tronchi degli alberi rispetto all’emissione o allo stoccaggio di gas presenti in atmosfera, i ricercatori hanno analizzato cortecce provenienti da tre tipologie di foreste differenti: tropicale, da clima temperato e boreale degli altipiani. Hanno effettuato misurazioni in Amazzonia, Panama, nell’Oxofordshire nel Regno Unito e nelle foreste di conifere in Svezia.
Hanno avvolto ai tronchi una camera di plastica collegata a un rilevatore di metano basato su un metodo di scansione laser. Inizialmente hanno notato una piccola quantità di gas emesso dalla base di alcuni alberi, ma la vera sorpresa è arrivata dalle misurazioni effettuate più in alto: il processo si invertiva e le piante assorbivano il metano presente in atmosfera. Più si saliva verso la cima e più intensa diventava l’azione di rimozione, fino a dominare del tutto lo scambio. Ed è risultata più forte nelle foreste tropicali, forse perché le condizioni climatiche favoriscono il proliferare delle comunità di microbi.
Le foreste dunque forniscono un contributo nel contrasto alla crisi climatica che è di almeno il 10% superiore rispetto a quanto si riteneva fino a ora. Dalle prime stime, sembra infatti che le cortecce immagazzinino tra le 25 e le 50 tonnellate di metano all’anno, una quantità pari a quella stoccata dal suolo, l’unico altro elemento naturale che svolge questa funzione.
Inoltre, calcolando l’area delle cortecce di tutti gli alberi presenti sulla Terra e mappando le superfici legnose fino al più piccolo dei ramoscelli, emerge una superficie pari a quella dell’intero Pianeta. Un vastissimo terreno di scambio di gas tra alberi e atmosfera. Studiarlo meglio e potenziarlo potrebbe rappresentare una nuova risorsa nella lotta contro il cambiamento climatico.
Le foreste cambiano costantemente aspetto, minacciate da una deforestazione che negli ultimi anni ha distrutto circa 420 milioni di ettari a livello globale e, in piccola parte, supportate da opere di rimboschimento di cui la più ingente è quella del WWF da 28mila ettari nell’Amazzonia brasiliana. I cambiamenti sull’aumento o riduzione del metano in atmosfera sono subito evidenti, proprio in ragione della “breve” permanenza di questo gas rispetto, ad esempio, ai centinaia di anni della CO2.
Dovremmo quindi fermare la deforestazione e stimolare una riforestazione più massiva, con incentivi economici per gli Stati che intendono collaborare e l’attenta guida di esperti per piantare gli alberi adatti nei luoghi appropriati. Queste scoperte recenti suggeriscono l’utilità di selezionare piante particolarmente efficienti nel sequestro di metano o di trovare metodi che consentano di modificare la comunità microbica presente sulle cortecce.