La Storia dei controlli veterinari ai confini nazionali nasce agli inizi del 900 quando la legge Crispi-Pagliani stabilisce che “mediante appositi veterinari governativi di confine e di porto, nominati dal Ministero dell’interno in seguito a concorso per esame, si provvede alla visita sanitaria degli animali, delle carni e dei prodotti animali (grassi e strutto) che si importano nel Regno e degli animali che si esportano”.
I Posti di Ispezione Frontaliera (PIF) e gli Uffici Veterinari per gli Adempimenti degli obblighi Comunitari (UVAC) sono Uffici del Ministero della Salute, che svolgono attività di tutela della sanità animale e della sicurezza alimentare attraverso controlli sanitari di animali, prodotti di origine animale e mangimi provenienti dall’estero e destinati al mercato comunitario.
Nel 2019 i PIF italiani hanno sottoposto a controllo per l’importazione sul territorio nazionale 47.661 partite di animali, prodotti di origine animale (o.a.) e mangimi di origine animale da oltre 100 Paesi terzi con un decremento dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Le partite di mangimi di origine non animale controllate dai P.I.F. sono state 3.394. Il controllo è stato di tipo sistematico, su ogni partita, al fine di verificare la correttezza della documentazione e l’identità del prodotto. L’ispezione sanitaria sulle merci di interesse veterinario è stata condotta invece con una frequenza di controllo diversa a seconda della tipologia e del Paese di provenienza sulla base delle indicazioni stabilite dalla legislazione dell’UE.
I respingimenti, in numero di 219 partite di merci sono risultati pari allo 0,5% circa delle partite presentate all’importazione con una percentuale analoga a quella riscontrata nel 2018 (0,4%).
L’attività degli UVAC, rappresentata ordinariamente dall’organizzazione dei controlli a sondaggio e non discriminatori sulle merci provenienti da Paesi UE, nel 2019 ha visto l’intensificarsi dei controlli nel campo della sanità animale attraverso il monitoraggio delle introduzioni di animali vivi da quegli Stati membri nei quali si sono registrati nuovi focolai di malattie infettive.
Il numero delle partite di animali e di prodotti di origine animale provenienti dagli altri Paesi dell’UE che sono state segnalate agli U.V.A.C. nel corso dell’anno 2019 sono state 2.421.423 partite di merci (+6,3% rispetto l’anno 2018) che rappresentano un volume di più di quaranta volte superiore a quello delle partite importate dai Paesi Terzi. L’aumento del numero delle partite prenotificate è dovuto principalmente ad un aumento generale delle partite spedite in Italia da altri Paesi membri e, in misura minore, al computo nel totale delle partite di quelle provenienti dai Paesi non appartenenti all’UE (Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera) ma che movimentano le merci di interesse veterinario in ambito comunitario con le stesse regole degli scambi in virtù di Accordi (Spazio Economico Europeo e Accordo UE-Svizzera). Il 40,6% delle partite è rappresentato da prodotti della pesca (983.294 partite), il 25,5% da latte, derivati e altri prodotti di origine animale (o.a.) destinati al consumo umano (616.353), il 21,2% da carni (513.542 partite), il 9,9% da altri prodotti di origine animale non destinati al consumo umano (240.521 partite), il 2,8% da animali vivi (67.060 partite) ed il 0,03% da prodotti vegetali.
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