Qualsiasi alimento, anche surgelato, va naturalmente incontro a fenomeni di degradazione e deve pertanto essere consumato entro il periodo consigliato dal produttore. Gli alimenti che acquistiamo riportano tale indicazione sulla confezione così come le modalità di utilizzo del prodotto.
Quando invece prepariamo alimenti da conservare in congelatore o abbiamo avanzi del pasto che non verranno consumati entro le 24/48 ore successive, la prima regola è quella di indicare sul sacchetto o contenitore da congelare, oltre al tipo di alimento, anche la data di congelazione e stabilire un periodo entro il quale consumarlo.
In congelatore qualsiasi microrganismo viene bloccato dall’azione del freddo, si arresta pertanto la degradazione di tipo microbiologico, mentre non si arresta quella di tipo chimico.
L’azione degli enzimi infatti, in particolare delle lipasi, continua anche alle basse temperature agendo sulla componente grassa dell’alimento e innescando il così detto irrancidimento.
Maggiore è la componente grassa, minore è dunque il tempo di conservazione.
Le preparazioni a base di carne cruda vanno consumate entro 1-2 mesi, mentre hamburger e altri tipi di carni di bovino, suino, tacchino o agnello entro 3-4 mesi.
La carne fresca ha una durata variabile in base al contenuto di grasso. Ad esempio, le bistecche di bovino si possono conservare da 6 a 12 mesi, le costolette d’agnello da 4 a 6 mesi, gli arrosti di maiale da 4 a 12 mesi.
Polli o tacchini interi si conservano fino ad un anno, se tagliati a pezzi solo 9 mesi. Zuppe o stufati che contengono anche carne per 2-3 mesi, mentre avanzi di carne cotta o pollame da 2 a 6 mesi, polpette di pollo da 1 a 3 mesi, la pizza fino a 2 mesi.
I consigli de “Il Frigo parlante” sono sviluppati a partire dai contenuti del progetto Coriandoli di salute curato da Azienda USL di Modena e Azienda USL di Bologna.