“One Health” è un termine che indica la relazione tra la salute di esseri umani, animali e ambiente. Questo approccio si basa sulla consapevolezza che la salute di queste tre componenti sia strettamente interconnessa. In altre parole, la salute degli animali e dell’ambiente può influire sulla salute umana e viceversa.
La definizione non è recentissima, ma è diventata più importante e più conosciuta negli ultimi decenni a causa di varie emergenze pandemica, in primis quella da Covid-19.
Già nel diciannovesimo Rudolf Ludwig Virchos, patologo scienziato antropologo tedesco, sosteneva che fra salute umana e salute animale non c’erano e non avrebbero dovuto esserci linee di demarcazione. Il concetto di “medicina unica” era comunemente accettato, così come le ricerche collaborative fra veterinari e medici. Nei decenni successivi questo modello cadde perlopiù nel dimenticatoio, risorgendo di tanto in tanto, in concomitanza di nuove minacce infettive.
Poi, soprattutto in risposta all’influenza aviaria, negli anni Duemila le principali istituzioni internazionali iniziarono ad incoraggiare ogni paese ad adottare e sviluppare “il concetto di One Health, consolidando i legami fra i sistemi sanitari umani e veterinari, per migliorare la preparazione nei confronti dei rischi pandemici e per la sicurezza dell’umanità” (dalla conferenza ministeriale internazionale di New Dehli, 2007) .
Negli anni più recenti, il concetto di “una salute” si amplia, accogliendo oltre alla salute umana e a quella animale, l’altrettanto inscindibile salute degli ecosistemi in cui viviamo.
Oggi più che mai il termine One Health è ormai di concezione comune, tanto che il“quadripartito” di organizzazioni delle Nazioni Unite che coordinano la governance globale della One Health (FAO, UNEP, OMS e WOAH) hanno sviluppato il documento che contiene le linee guida per l’implementazione del Piano d’azione congiunto One Health a livello mondiale.
E c’è chi propone di comunicare le tematiche One Health a un pubblico non specialistico e ai bambini delle scuole primarie.
A livello invece regionale, insieme all’Università di Modena e Reggio Emilia, Regione Emilia-Romagna, ISDE-Modena, Azienda Usl di Modena e Azienda Ospedaliero-Univesitaria di Modena, per chi invece vorrebbe fin da subito approfondire l’argomento, è stato aperto un bando (con scadenza febbraio 2024) per partecipare al master universitario di secondo livello dal titolo “One Health: sostenibilità ambientale e sanitaria delle produzioni alimentari”.
Il master avrà durata annuale e rilascerà 60 crediti formativi universitari (CFU). Verrà erogato a distanza, in modalità mista (sincrona ed asincrona). I contenuti verranno videoregistrati e saranno resi disponibili online a tutti gli iscritti. Sono previsti 4 moduli: uno generale e, a seguire, uno sanitario, uno agro-zootecnico e infine uno economico-giuridico).
Si formeranno dei professionisti che potranno lavorare nelle equipe di Dipartimenti di Sanità Pubblica, che notoriamente necessitano di approcci multidisciplinari per affrontare in modo sistematico ed efficace la complessa interazione che lega l’ambiente con la salute così da affiancare i medici per la public health management e per il risk assessment. Il Master è altresì rivolto a operatori coinvolti nelle filiere produttive agro-zootecniche, al fine di integrare conoscenze e competenze sulla qualità degli alimenti ed il loro possibile impatto sulla salute individuale e collettiva, e sull’ambiente.
Per raggiungere questi obiettivi, il Master tratterà nello specifico le linee guida sulla prevenzione delle malattie, quelle di una corretta alimentazione, le tematiche legate alla produzione e distribuzione degli alimenti, i rapporti tra produzione alimentare ed effetti sull’ambiente (colture e allevamenti intensivi).
Maggiori informazioni sono disponibili direttamente sul sito Alimenti&Salute e sul sito tematico della Regione Emilia-Romagna o sul sito dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.