Infodemia, una parola che abbiamo imparato a utilizzare durante la crisi Covid-19, e che indica una situazione in cui negli ambienti digitali e fisici sono disponibili troppe informazioni, comprese quelle false o fuorvianti.
Un fenomeno che può rappresentare un grosso rischio per la salute e che spesso viene esacerbato, appunto, durante le emergenze sanitarie.
Per celebrare la pubblicazione di un nuovo toolkit, Cristiana Salvi, consulente regionale dell’OMS/Europa per la comunicazione del rischio, il coinvolgimento della comunità e la gestione dell’infodemia, spiega l’importanza di affrontare le narrazioni sanitarie pericolose.
L’OMS/Europa ha pubblicato un nuovo kit di strumenti operativi per rispondere alle false informazioni in un’emergenza sanitaria.
“Il toolkit delinea 5 passaggi chiave, offrendo un approccio strutturato alla gestione delle informazioni false in situazioni complesse e intense come le emergenze. Il primo passo è il rilevamento del segnale, che implica la comprensione delle narrazioni sanitarie, delle domande, delle preoccupazioni e delle lacune informative del pubblico a rischio. Ciò può essere fatto attraverso metodi online e offline, come il monitoraggio dei social media, i focus group e il coinvolgimento della comunità. Il secondo passaggio è la verifica del segnale, che richiede il controllo dei fatti delle informazioni, l’analisi della credibilità della fonte e il confronto delle informazioni con altre fonti per verificarne l’accuratezza e la coerenza. Il terzo passo è la valutazione del rischio, che valuta il potenziale danno delle informazioni false sulla base di fattori quali la credibilità della fonte, la diffusione e l’impatto sulla salute pubblica. Il quarto passo è la progettazione della risposta, che sviluppa un piano di comunicazione per contrastare le false informazioni e affrontare i rischi. Il passo finale è la sensibilizzazione, che trasmette i messaggi chiave al pubblico target, convincendolo ad adottare i comportamenti sanitari desiderati. Il toolkit offre agli utenti una ricca gamma di tattiche e approcci sistemici che possono aiutarli a gestire le informazioni false, tutte basate su buone pratiche provenienti dall’Europa e da altre parti del mondo. Una pratica particolarmente importante è l’utilizzo di più fonti di dati per comprendere le false narrazioni che circolano: il monitoraggio dei social media da solo non può generare informazioni accurate. Un’altra buona pratica è lavorare insieme: dalle recenti emergenze abbiamo imparato a nostre spese che le informazioni false non possono essere gestite da una sola entità. Accademici, giornalisti, verificatori di fatti e organizzazioni comunitarie devono unire le forze per gestire questo problema complesso e crescente. La creazione di piattaforme di collaborazione a livello regionale, nazionale e locale è fondamentale per sfruttare le reciproche risorse e la propria portata”.