Prima toccava alla tv, adesso è compito dei social network. Le nostre scelte alimentari sono sempre dipese da quelli che erano i messaggi veicolati attraverso i mezzi di informazione. Se fino a pochi anni fa, quando si parlava di messaggi pubblicitari, si faceva riferimento soprattutto al piccolo schermo, adesso la parte del leone la gioca il web. Il cibo è diventato il protagonista dei contenuti che viaggiano attraverso la rete, se sette italiani su dieci si accomodano a tavola e «postano» un’immagine della pietanza scelta prima di addentarla. Il problema è che, di fronte agli stimoli che giungono dai social network, reagiamo in maniera differente.
Siamo infatti pronti a copiare gli esempi sbagliati, molto meno a fare lo stesso rispetto ai modelli più salutari. È questo lo spaccato che emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Liverpool, che hanno indagato la reazione di 176 bambini (9-11 anni) ai messaggi diffusi da tre «Youtuber.
La ricerca, condotta con l’obbiettivo di misurare l’impatto del marketingattraverso social media sulle scelte alimentari dei più piccoli, ha restituito due messaggi. Intanto la promozione del cibo ha una capacità di penetrare nella società decisamente superiore rispetto al resto. E in questo ambito siamo molto più vulnerabili alla promozione degli alimenti insalubri rispetto a quelli «alleati» della nostra salute.