La pandemia e soprattutto i vari blocchi che si sono succeduti a causa della stessa e che ancora non demordono del tutto hanno colpito anche il settore dell’acquacoltura in modo significativo.
In particolare ad incidere è stata la chiusura del canale HoReCa che, con i ristoranti e la ristorazione collettiva, rappresenta un 25-30% circa degli sbocchi per il comparto ittico d’allevamento e ancora di più per quello della molluschicoltura con grandi quantità di ostriche, vongole veraci e cozze che sono rimaste in acqua invendute.
Sono anche gli ultimi dati del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) a confermare sia questo andamento negativo in particolare per la molluschicoltura, comparto che oggi in Italia rappresenta anche il settore dell’acquacoltura più produttivo, sia le cause ossia la chiusura delle mense pubbliche e private e dei ristoranti che hanno lavorato a singhiozzo.
Prima dell’emergenza sanitaria gli italiani preferivano mangiare i prodotti dell’acquacoltura a casa (73%), ma almeno una volta al mese piu’ di un quarto degli intervistati li consumava all’esterno: ristoranti (46%), osterie (32%) seguiti da ristoranti sushi restaurant (25%) (Fonte: Journal of Aquatic Food Product Technology).
Le principali indagini di mercato realizzate in questi ultimi mesi e relative a studiare la spesa degli italiani hanno evidenziato un aumento del consumo dei prodotti ittici in generale da parte dei consumatori italiani che hanno imparato ad acquistare anche il pesce fresco a domicilio o ad apprezzare anche quello congelato, meglio se già lavorato in tranci o filetti o pronti a cuocere.
Per il settore dell’acquacoltura il problema più grande è stato quello della gestione degli allevamenti. Le tecniche utilizzate per mantenere in salute gli animali e rispettare i ritmi biologici di crescita hanno comportato un aumento dei costi che si è rivelato più critico in un momento di calo marcato dei ricavi.
Da questo punto di vista l’intervento della mano pubblica è stato salutare. I fondi europei a gestione regionali del programma FEAMP sono stati reindirizzati e altri sono in corso di valutazioni dagli enti per essi competenti.
Questa pandemia ha ancora di più evidenziato quanto sarebbe necessario migliorare la capacità organizzativa del produttore, migliorare la logistica, il packaging, il marketing e ottimizzare il lavoro di rete incentivando i patti di filiera.
Sarà importante anche insistere su una comunicazione sempre più trasparente e che meglio faccia comprendere ai consumatori il valore del prodotto ittico allevato.