Dal primo ottobre nel Regno Unito non è più possibile mettere in vendita – nei negozi per esempio – o utilizzare per fini commerciali – come nei bar – specifici prodotti in plastica monouso.
Sono stati messi al bando posate, bicchieri e contenitori per alimenti in polistirolo, così come i bastoncini a cui si attaccano i palloncini.
Le restrizioni riguardano anche piatti, vassoi e ciotole, ma chi offre un servizio di takeaway (con prodotti da portare via) può comunque utilizzare contenitori e involucri se riempiti nel punto vendita o precedentemente.
In altre parole, gli inglesi continueranno a trovare sugli scaffali dei supermercati frutta avvolta da sacchetti di plastica, piatti pronti, e insalate preconfezionate. In ogni caso la nuova normativa è un passo in avanti perché amplia quella già introdotta a partire dal 2018, quando il Paese impose lo stop alla produzione di microsfere cosmetiche, cioè quelle microplastiche contenute in prodotti per la cura personale come bagnoschiuma e dentifrici. E si accoda a quella del 2020, quando il Governo vietò la messa in commercio di cannucce, cotton fioc e mescolatori per bevande.
Gli imballaggi monouso sono infatti fra le maggiori cause di inquinamento da plastica nel Regno Unito. I dati dicono che ogni anno il Paese utilizza più un miliardo di piatti monouso e oltre quattro miliardi di posate di plastica, prodotti che non possono quasi mai essere riciclati. Tra l’altro il riciclo, per quanto corretto, non può essere l’unica soluzione. La sua efficacia è limitata, per diversi motivi. Il processo che porta allo sminuzzamento della plastica è lungo e complicato, e spesso si inceppa prima di arrivare alla fine. Non tutti i tipi di plastica sono adatti al riutilizzo, e quelli che lo sono, per la maggior parte, dopo un paio di cicli di vita – che abbassano la qualità del materiale di volta in volta – diventano praticamente inutilizzabili. La plastica, infatti, non si può riciclare all’infinito.