In Olanda, il primo produttore europeo di carne coltivata, è pronto per avviare la produzione di centinaia di migliaia di hamburger di carne coltivata. Si aspetta solo l’ok per vendere sul mercato di Singapore. Poi i motori verranno accesi, e la produzione partirà.
In Olanda l’opinione pubblica è favorevole e il governo sostiene la ricerca sull’innovazione alimentare. Per questo le prime fabbriche di carne hanno scelto questo Paese, coinvolta anche l’Università di Wageningen, dove è nato il Food and Biobased Research.
In Italia, invece, il Senato ha già dato il via libera al disegno di legge – fortemente voluto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – che vieta l’importazione, la commercializzazione e la produzione della carne coltivata. Il provvedimento è già stato approvato dalle Commissioni riunite di Agricoltura e Affari Sociali alla Camera, e la discussione in aula a Montecitorio è prevista per novembre. Nei giorni scorsi è nato anche un piccolo giallo intorno al fatto che l’Italia avrebbe ritirato la notifica del disegno di legge al Parlamento europeo: secondo il ministro Lollobrigida, si tratta «solo di una questione formale: la notifica alla Ue è stata ritirata per rispetto nei confronti del lavoro del nostro Parlamento, una procedura attivata in altre occasioni, non solo dall’Italia». Ma non manca chi ha sostenuto che il ritiro è stato motivato dalla paura che l’Unione europea avrebbe bocciato la legge italiana per incompatibilità con le norme Ue e i libero commercio.
Nel suo secco no alla carne sintetica, però, il governo italiano è supportato dalla quasi totalità delle organizzazioni agricole. In prima fila dalla Coldiretti, che nei mesi scorsi aveva raccolto oltre due milioni di firme contrarie: «Credo che l’Efsa – sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – dovrà tenere conto del fatto che, come segnalato nel rapporto Fao e Oms sul cibo a base cellulare, esistono rischi che riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica, oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori ma vietati negli allevamenti europei da oltre 40 anni». Dalle allergie ai tumori, Fao e Oms hanno individuato 53 i pericoli potenziali per la salute legati ai cibi prodotti in laboratorio.