L’inquinamento chimico degli ecosistemi, insieme ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, rappresenta una delle tre grandi crisi che stiamo affrontando a livello planetario.
Nell’ambito del “New Green Deal Europeo”, la Commissione europea ha adottato il “Zero Pollution Action Plan” che ha l’obiettivo ambizioso di ridurre entro il 2050 l’inquinamento chimico negli ecosistemi acquatici e terrestri a livelli che non producano rischi per ambiente e salute umana. In quest’ottica, la conoscenza e lo studio degli ecosistemi nella loro globalità rappresenta la strategia fondamentale per mitigare i possibili effetti sulla salute delle popolazioni.
Inoltre, come citato nella “Strategia chimica della sostenibilità”, considerando le migliaia di sostanze chimiche (in gran parte emergenti) quotidianamente immesse, scaricate e rilasciate negli ecosistemi è necessario anche un approccio scientifico di monitoraggio che tenga conto degli effetti delle miscele di sostanze chimiche sulla salute umana e sull’ambiente. Questi aspetti erano già stati in parte inclusi nella Direttiva europea 2014/52/UE sulla valutazione di impatto ambientale, recepita in Italia con il DL.vo 104/2017, il cui obiettivo è quello di individuare e ridurre i rischi per la salute umana derivanti dalla realizzazione di progetti pubblici e privati di grandi opere pubbliche e private (es. impianti di combustione) già sottoposte al rilascio di autorizzazioni ambientali. Il richiamo alla salute pubblica diventa quindi esplicito con l’obbligo per il proponente di presentare una valutazione di impatto sanitario (VIS) secondo quanto previsto dalle Linee Guida pubblicate nel 2019 dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Valutare correttamente gli scenari di esposizione a contaminanti emergenti o a miscele complesse rappresenta un punto cruciale dell’intera procedura VIS così come la ricerca di un approccio integrato che riveli tempestivamente un rischio per la popolazione coinvolta sul territorio.
A tal fine, è stata introdotta per la prima volta in ambito regolatorio sanitario la valutazione ecotossicologica che rappresenta uno strumento di allerta e screening della contaminazione chimica valido e riconosciuto a livello internazionale.
L’uso di “Effect Based Methods” (EBMs), cioè di metodi ecotossicologici che possono rilevare precocemente gli effetti di miscele e contaminanti emergenti negli ecosistemi, è ampiamente raccomandato anche nell’ambito della strategia di implementazione della Direttiva europea 2000/60/CE “Water Framework”; questi metodi sono infatti in grado di rilevare effetti diversi (genotossici, embriotossici, cardiotossici, neurotossici) negli ecosistemi che possono indirettamente rappresentare un rischio anche per la salute umana.
È pertanto auspicabile che in futuro, tenendo conto della necessità di un approccio “One Health”, l’ecotossicologia sia estesa a tutte le discipline della sanità pubblica connesse con la salute degli ecosistemi, in modo da contribuire alla scelta più valida di strategie istituzionali necessarie per far fronte agli impegni ambiziosi che sono stati presi nell’ambito del “New Green Deal Europe”.