Il sesto rapporto del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) delle Nazioni Unite, principale organismo internazionale per la valutazione delle prove scientifiche, mostra in modo ormai evidente un aggravamento del cambiamento climatico e dei fenomeni ad esso legati. Il rapporto sottolinea l’urgenza di interventi che invertano l’attuale, largamente incontrastata, tendenza a emettere gas serra.
Da anni inoltre (perlomeno dalla Conference of Parties, COP 21, Parigi 2015) si rimarcano le strette connessioni tra salute e cambiamento climatico, che hanno diverse ramificazioni. Da un lato il cambiamento climatico influisce direttamente, in modo crescente, sulla salute degli italiani (attraverso le ondate di calore, le periodiche alluvioni, la siccità che riduce la produttività dell’agricoltura, la diffusione di nuove malattie infettive).
Dall’altro lato la prevenzione delle malattie croniche richiede molteplici interventi, alcuni dei quali possono contribuire a mitigare il cambiamento climatico, attraverso la cosiddetta politica dei co-benefici. Questo tema era già stato affrontato da un Gruppo di Lavoro (GdL) della Sezione I del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) nel 2019, che diede origine al documento “La convergenza degli obiettivi di prevenzione delle malattie croniche e di mitigazione del cambiamento climatico: un contributo al Piano Nazionale della Prevenzione”, da intendersi come commento e integrazione del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP).
Alla luce delle nuove acquisizioni degli ultimi 3 anni, che includono le risoluzioni di COP25 e 26, la produzione di un Rapporto Istisan dell’Istituto Superiore di Sanità (a cura di un Gruppo di lavoro coordinato dal prof. P. Vineis), la pubblicazione di un numero di Lancet Countdown, che include dati sull’Italia e di un relativo commento su Lancet Planetary Health e, infine, l’entrata in vigore del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, il CSS, e segnatamente la Sezione I competente in materia, ha ritenuto opportuno istituire un nuovo Gruppo di lavoro.
I cambiamenti climatici stanno già influenzando la salute degli Italiani: tra il 2010 e il 2020, si è registrata una media annuale di quasi 100 milioni di giorni-persona in più di esposizione alle ondate di calore rispetto al periodo 1986-2005, e le ondate di calore comportano un carico quantificabile di mortalità e morbilità in Italia ogni estate; almeno il 2-3% dei decessi totali osservati nel 2015 era attribuibile all’esposizione al calore.
L’uso continuo di combustibili fossili contribuisce ancora ad alte concentrazioni di inquinamento atmosferico, che ha portato l’Italia ad avere il secondo più alto numero di morti attribuibili all’esposizione a PM2,5 nell’UE nel 2019.
Nel 2020 il doppio della superficie terrestre è stato colpito da almeno un mese di siccità rispetto al 1950, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e idrica; e i cambiamenti delle condizioni climatiche stanno influenzando gli ecosistemi e la biodiversità. Per quanto riguarda il sistema alimentare, le emissioni di gas serra legate al consumo di prodotti animali hanno rappresentato l’82% di tutte le emissioni provenienti dai prodotti agricoli utilizzati in Italia nel 2018.
Le zoonosi, ovvero le malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo – causate da batteri, virus, parassiti o prioni -, sono una categoria di patologie fortemente influenzate dai cambiamenti climatici. Siamo di fronte al rischio reale di riemersione di agenti precedentemente endemici (come le encefalopatie da zecche, la malattia di Lyme, la febbre mediterranea e la febbre del Nilo occidentale) o l’arrivo di malattie tropicali trasmissibili tramite vettore (come la Dengue, la Chikungunya, la Zika), nonché di malattie animali come la malattia della lingua blu e la malattia della pelle grumosa. In Italia, la Chikungunya ha causato recentemente focolai relativamente grandi in diverse aree.
Il sistema del cibo, inclusa la produzione agricola, è responsabile del 21-37% (a seconda delle stime) di tutte le emissioni di gas serra, ma al contempo offre un grande potenziale per il sequestro di carbonio; . queste caratteristiche ne fanno uno dei fattori chiave per limitare le emissioni e contenere l’aumento di temperatura.
Il consumo di cibi di origine animale, in particolare le carni rosse, è una fonte importante di emissioni di gas serra in Italia. Un altro indicatore di Lancet Countdown ha modellato il numero di morti attribuibili al consumo di carne rossa, legando le informazioni sui consumi derivate dalla FAO a stime dei rischi relativi, pubblicate in precedenza. Con questo approccio abbiamo stimato che circa 17.000 morti, cioè il 15% di tutte le morti dovute all’alimentazione, erano attribuibili al consumo eccessivo di carne rossa in Italia nel 2018. Questo fa dell’Italia il secondo paese per la mortalità attribuibile al consumo di carne rossa in Europa, dopo la Germania (stime di Lancet Countdown). Un precedente studio condotto in Italia ha valutato i cobenefici per la salute e le riduzioni di emissioni derivanti da cambiamenti negli stili alimentare. Considerando diversi scenari di riduzione di consumo delle carni rosse, circa il 4% dei tumori colon rettali e delle morti da malattie cardiovascolari sarebbero evitate – con qualche eterogeneità geografica -, mentre vi sarebbe una diminuzione delle emissioni di gas serra nell’intervallo di 8000- 14000 Gg CO2 eq per anno.
Proponiamo un elenco di azioni di prevenzione primaria delle malattie che nel loro complesso hanno anche un effetto positivo di mitigazione del cambiamento climatico.
1. Promuovere l’attività fisica a tutte le età, con particolare attenzione ai bambini e ai giovani adulti, incrementando le ore settimanali di attività fisica, sia scolastica sia in altra sede (attori: scuola, trasporto attivo, scelte urbanistiche, sanità); coinvolgere i Medici di Medicina Generale (MMG) ed i pediatri nella promozione dell’attività fisica
2. Proteggere i bambini dalla commercializzazione di cibi ricchi in zuccheri, carne rossa, sale e grassi, riducendo a zero la pubblicità in TV rivolta ai bambini e il marketing online (attori: scuola, mass-media)
3. Introdurre una tassa del 20% sulle bevande zuccherate (come in molti paesi) e sullo zucchero nei cibi confezionati, in proporzione allo zucchero aggiunto (attori: governo, MEF)
4. Ridurre i consumi di sale attraverso accordi con i produttori (attori: governo)
5. Limitare i danni da alcol introducendo una tassazione adeguata (attori: governo, MEF)
6. Tabacco: rapida standardizzazione delle regole per limitare la pubblicità di tabacco inclusi “plain packages” e messa in pratica degli obiettivi della Framework Convention for Tobacco Control (FCTC). Aumento del prezzo delle sigarette (per esempio un aumento del 10% all’anno come aumento sostenibile ed efficace: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5607587/), sostegno ai centri per smettere di fumare, prescrivibilità gratuita dei farmaci per smettere di fumare, campagna dimostrativa nel mondo dello sport (attori: governo, MEF)
7. Stabilire un limite di velocità omogeneo in tutte le aree abitate per ridurre l’impatto degli incidenti e le diseguaglianze sociali (attualmente le aree ricche sono più protette) (attori: governo, infrastrutture, comuni)
8. Misure per alleviare la povertà e misure di sostegno alle famiglie in condizioni economiche disagiate (attori: governo)
9. Investire in trasporti pubblici e nella mobilità sostenibile attiva (attori: governo, infrastrutture, comuni)
10. Un’azione incisiva sulle plastiche/bottiglie di acqua minerale: per esempio iniziare con le strutture del SSN per ridurre a zero l’uso delle bottiglie di plastica, passando poi al mondo della scuola e al mondo del lavoro (attori: governo)
11. Azioni per la riduzione del consumo di biomasse e per limitare lo spargimento del letame in agricoltura e di fanghi residui da impianti di depurazione (fattori responsabili dell’inquinamento nella pianura Padana e in altre località in Italia) (attori: governo)
12. Approvare e quindi attuare il Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (Ministero per la transizione ecologica) e i Piani regionali che ne derivano (indicazioni della Conferenza Stato Regioni) al fine di mettere in sicurezza i territori e le aree urbane dagli impatti socio-economici e sanitari degli eventi estremi.
In particolare, entro il 2030, si propone di stabilire obiettivi ed azioni conseguenti atte a:
• Ridurre la frequenza dei fumatori del 30%, con particolare attenzione ai giovani
• Ridurre la prevalenza di obesità infantile del 20%
• Ridurre la proporzione di calorie assunte da cibi ultra processati del 20% ù
• Ridurre il consumo medio di alcolici del 10%
• Ridurre il consumo di sale del 30%
• Ridurre il consumo di bevande zuccherate del 20%
• Ridurre il consumo medio di carne del 20%
• Aumentare il numero di ore settimanali dedicate all’attività fisica del 10%