In Europa una specie di api su dieci è a rischio estinzione e i tassi di mortalità, raccolti nel lontano 2013 dal progetto EPILOBEE, sono drammaticamente alti in Belgio (32,4%), Regno Unito (29,3%) e Francia (13,7%). Secondo l’ultimo rapporto Fao il 37% delle api è a rischio declino e questo colpisce inevitabilmente anche tutta l’agricoltura: api selvatiche, api mellifere e bombi sono responsabili dell’impollinazione di più dell’80% di piante e colture selvatiche in tutta Europa, un contributo all’industria agricola quantificabile in circa 22 miliardi di euro. Le istituzioni comunitarie tutelano le api soprattutto attraverso i programmi nazionali di apicoltura, che nel biennio 2020-22 hanno ricevuto 240 milioni di euro di cofinanziamenti europei, l’11% in più rispetto al precedente biennio. Non solo. La Commissione ha anche intrapreso passi importanti per capire le ragioni legate all’alta mortalità delle api e per diagnosticare le loro malattie. Un segnale che il settore è assolutamente cruciale per il Continente. I numeri lo certificano: il settore dell’apicoltura ha un valore di mercato di 14,2 miliardi di euro per l’Europa, ovviamente sottostimato se pensiamo alla sua importanza per tutto il contesto agricolo in generale, e gli impiegati sono 620 mila su 4,3 milioni di alveari. Anche per questo l’Europa ha cercato di mettere al bando alcuni pesticidi, come i neocotinoidi. Api in salute produrrebbero un miele qualitativamente e quantitativamente migliore. Un bene per l’Unione europea, a oggi il secondo produttore mondiale di miele dopo la Cina con 280 mila tonnellate, una quantità che purtroppo non basta a coprire il fabbisogno dei suoi abitanti (il 24% a livello globale con un consumo pro capite intorno ai 600 grammi) e costringe perciò il Vecchio Continente a importare da Ucraina, Asia e Sud America.
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Impollinatori naturali Il piano europeo per evitare la scomparsa delle api