L’obesità è uno dei principali problemi di salute nella maggior parte dei Paesi del mondo.
Considerando che il 70% dei bambini obesi di oggi diventeranno gli adolescenti e gli adulti obesi di domani, si stima che il numero di adulti obesi potrà aumentare del 2,4% medio annuo fino al 2025 e del 2,8% medio annuo dal 2025 al 2050.
Dall’analisi complessiva della letteratura internazionale si evince come ci si trovi dinnanzi ad una “Globesity” che è responsabile per il 35% della cardiopatia ischemica, per l’80% dei casi di diabete mellito di tipo 2, nonché per il 7-41% di alcuni tipi di tumori. Trattasi di malattie croniche non trasmissibili (MCNT) che l’OMS (considerando anche le patologie respiratorie) ha definito i “4 big killer” (diabete, aterosclerosi, tumori e affezioni polmonari). In tal modo l’obesità determina un carico di “malattia nella malattia” che causa nel mondo circa 2,8 milioni di decessi l’anno e 12 milioni di anni di vita trascorsi in cattive condizioni di salute.
Per contrastare l’alta prevalenza dell’obesità e delle MCNT ad essa correlate, nel tempo, sono stati elaborati numerosi interventi dietetici, non sempre scientificamente corretti. La mole di dati provenienti dalla letteratura sostiene in pieno il modello della dieta mediterranea quale trattamento dietetico delle MCNT.
Sempre nell’ambito della prevenzione primaria e della terapia delle MCNT, recentemente è cresciuta l’attenzione verso alcuni modelli alimentari volti a modulare l’assunzione dei nutrienti secondo i ritmi circadiani o periodi di digiuno più o meno lunghi alternati a periodi di alimentazione.
Questi modelli hanno la finalità di attivare le vie metaboliche connesse al catabolismo, all’autofagia e a quei meccanismi molecolari correlati con lo sviluppo delle MCNT.
Obiettivo del presente documento è quello di valutare se le varie forme di digiuno possono essere sicure ed efficaci per la perdita di peso (in particolare della massa grassa, che dovrebbe essere il gold target di qualsiasi approccio dietoterapetico) e per la preservazione della massa magra, metabolicamente attiva, quale componente fondamentale dello stato di salute di qualsiasi soggetto.
PUNTI DI CONDIVISIONE
- Le prescrizioni dieto-terapeutiche finalizzate alla perdita di massa grassa che presuppongono la valutazione clinica del singolo soggetto, devono essere sempre valutate in ambito medico-specialistico, fermo restando le specifiche competenze afferenti in ambito nutrizionale alle figure sanitarie non mediche.
- Le prescrizioni devono essere personalizzate e accompagnate da un approccio educativo e motivazionale finalizzato al cambiamento comportamentale.
- Gli obiettivi del trattamento dell’obesità e del sovrappeso sono prima di tutto quelli di tutela della salute del paziente.
- Le autoprescrizioni di regimi dietetici legati alle mode del momento possono avere serie ripercussioni sullo stato nutrizionale.
- Il miglior approccio nella perdita di massa grassa è la modificazione degli stili di vita a favore di una corretta alimentazione ed un’adeguata attività fisica.
- La dieta mediterranea rappresenta, a tutt’oggi, un ottimo modello alimentare per una sana alimentazione, i cui principi sono validi anche in caso di dieta ipocalorica per la riduzione dell’eccesso di massa grassa, avendo un impatto sulla riduzione dell’infiammazione in quanto ricca di sostanze ad azione antiossidante e fibre.
- Gli studi sul digiuno non hanno, a medio e lungo termine, una robusta letteratura, benché a breve termine i benefici su alcuni parametri (riduzione del BMI, peso, massa grassa, c-LDL, glicemia a digiuno, insulina basale e P.A.) siano supportati da una forte evidenza scientifica.
In conclusione, si può affermare che gli studi, ad oggi, sostengono che la restrizione calorica, ottenuta attraverso varie modalità e possibilmente con il modello mediterraneo, rappresenti il migliore approccio dietoterapeutico nel paziente sovrappeso o obeso. Ciò nonostante, dal punto di vista metabolico, il digiuno intermittente sembra essere particolarmente promettente nel controllo della sensibilità insulinica, della dislipidemia, dell’ ipertensione e dell’infiammazione. In generale, mancano ancora studi a lungo termine per misurare l’impatto delle varie forme di digiuno intermittente sulla salute. Ciò suggerisce come sia soprattutto utile agire sullo stile di vita. Qualsiasi modello alimentare, utilizzato in ambito medico, deve essere il più possibile personalizzato e, soprattutto, combinato con livelli di attività fisica adeguata alle fasce di età e alle condizioni cliniche di ciascun paziente. Ciò consente di agire sui fattori coinvolti nell’incremento della massa grassa per contrastare lo sviluppo dell’obesità e delle altre malattie cronico-degenerative.
Fonte: