Zanzare

zanzara tigre

Tutti conosciamo bene le zanzare

sono presenti da sempre nel nostro territorio, che offre loro numerosi habitat favorevoli alla sopravvivenza. Tuttavia, oggi qualcosa sta cambiando. La loro rilevanza sanitaria è in forte crescita in tutto il mondo, data la facilità con cui questi insetti entrano in contatto con l’uomo, la loro adattabilità a nuovi ambienti e la capacità di trasmettere agenti infettivi.

Perché sono importanti

Alcune specie di zanzare rivestono un ruolo di rilievo per la salute pubblica: sono quelle che prediligono l’uomo per il pasto di sangue e che hanno competenza vettoriale per almeno un agente patogeno.

Per competenza vettoriale si intende la capacità di un insetto di infettarsi con un agente patogeno e diventare un efficace veicolo di trasmissione.

Ciclo Biologico

Tutte le zanzare hanno bisogno di acqua per completare alcune fasi fondamentali del loro ciclo riproduttivo, in particolare lo sviluppo delle uova e la fase di pupa.

Alcune specie depongono le uova direttamente in acqua, che deve permanere per tutta la durata dello sviluppo, altre invece possono sfruttare siti soggetti ad allagamenti temporanei, come contenitori, invasi e tombini.

Una volta schiuse le uova, le larve di zanzara possono sopravvivere solo se immerse in acqua e con la possibilità di respirare l’aria atmosferica. Anche la breve fase di pupa si svolge in acqua. Gli adulti, invece, si allontanano dai siti di sviluppo e si nutrono dei succhi zuccherini delle piante. Solo le femmine compiono il pasto di sangue, necessario per la produzione e la deposizione delle uova (ovideposizione). Nel corso della vita possono compiere diversi pasti di sangue e deporre in totale centinaia di uova.

ciclo biologico delle zanzare

Gli habitat ideali

Esistono numerosissime specie di zanzare, con differenti periodi di attività, habitat ideali e comportamenti alimentari. Le zanzare partecipano a diversi cicli biologici e rappresentano una fonte di nutrimento per numerosi predatori: uccelli, pesci, libellule e altri insetti, anfibi come rospi e rane, mammiferi come i pipistrelli e rettili come lucertole, gechi e tartarughe.

Per quanto riguarda le preferenze alimentari, alcune specie prediligono compiere il pasto su uccelli (ornitofile), altre su mammiferi (mammofile) ed altre ancora sull’uomo (antropofile). Le specie generaliste, invece, possono pungere più ospiti diversi, a seconda della disponibilità.

Anche il comportamento durante e dopo il pasto di sangue varia: alcune specie pungono prevalentemente all’aperto (esofaghe), altre all’interno delle abitazioni (endofaghe). Analogamente, alcune si riparano all’aperto dopo il pasto (esofile), mentre altre tendono a rimanere in ambienti chiusi (endofile).

Nei nostri territori, l’inverno rappresenta un momento critico per la sopravvivenza delle zanzare. Alcune specie svernano sotto forma di uova, che si schiuderanno in primavera con l’aumento della temperatura e delle ore di luce, altre come larve, e altre ancora come adulti.

La temperatura ambientale influisce sulla velocità di sviluppo delle uova e sull’intero ciclo vitale. In media, a 25°C il passaggio da uovo ad adulto impiega circa 7 giorni. Con l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico, il periodo favorevole allo sviluppo delle zanzare tende ad essere anticipato e a prolungarsi fino all’autunno, estendendo così la loro attività stagionale.

Gli habitat ideali per le zanzare

Le principali specie di interesse sanitario

In Emilia-Romagna sono presenti più di una ventina di specie di zanzare secondo i monitoraggi che vengono condotti ogni anno. Quelle di maggiore rilievo per la sanità pubblica sono Culex pipiens (la zanzara comune) e Aedes albopictus (la zanzara tigre).

A queste si aggiungono Ocholerotus caspius (che compie pasti su uccelli, mammiferi e uomo, si riproduce in acque molto pulite e può volare fino a 8-10 km) e Anopheles maculipennis (che può riprodursi in acque dolci e salmastre), oltre ad alcune specie invasive di recente segnalazione in Italia: Aedes koreicus e Aedes japonicus.

Culex pipiens

Culex pipiens, detta anche zanzara comune, è presente in due biotipi simili per morfologia ma diversi per abitudini:

  • Cx pipiens pipiens, tipica degli ambienti rurali e con preferenza a pungere gli uccelli;
  • Cx. pipiens molestus, adattata all’ambiente urbano e più incline a pungere l’uomo, anche in luoghi chiusi.

È una specie autoctona, con attività notturna e un raggio di volo di poche centinaia di metri.

Si riproduce in acque stagnanti e ad alta carica organica, dove i predatori naturali (come pesci o insetti acquatici) sono meno presenti. Il suo ciclo riproduttivo si completa in 6-14 giorni a seconda della temperatura.

Cx. pipiens è il principale vettore del virus West Nile (WNV), responsabile della Febbre del Nilo Occidentale (West Nile Fever).

Le zanzare del genere Aedes

Molte zanzare appartenenti al genere Aedes sono considerate specie invasive in Europa.

Sono di interesse sanitario rilevante perché uniscono un’elevata competenza vettoriale a una forte capacità di adattamento a climi diversi, non mostrando preferenze rigide per un solo tipo di ospite. Le loro uova sono dotate di un guscio che le rende resistenti all’essiccamento: lo sviluppo si interrompe quando calano le temperature e le ore di luce, ma si riattiva appena le giornate si allungano, le temperature aumentano e l’acqua le sommerge. Questa caratteristica consente alle Aedes di:

  • riprodursi in piccoli contenitori artificiali
  • viaggiare passivamente su mezzi di trasporto o merci anche per lungo tempo
  • colonizzare nuovi territori
  • sfuggire facilmente ai predatori naturali.

 

Aedes albopictus introdotta in Italia negli anni ’90, è oggi ampiamente diffusa in Emilia-Romagna. Si riproduce in piccole raccolte d’acqua, anche temporanee e può essere rinvenuta fino a 1000 m di altitudine. Compie pasti in prevalenza sull’uomo; è una specie diurna, con massima attività al tramonto e in zone ombreggiate, ma può pungere anche di notte in ambienti illuminati. Frequenta sia spazi aperti che chiusi, con un raggio d’azione medio di 200-300 m. Il ciclo riproduttivo si conclude in 6-8 giorni. Aedes albopictus è il vettore di diverse malattie virali quali Dengue, Chikungunya, Zika e Febbre Gialla.

Aedes koreicus segnalata per la prima volta in Italia nel 2011 (provincia di Belluno), vive in aree naturali e antropizzate del Nord Italia. È diurna, punge soprattutto all’aperto e resiste a temperature inferiori rispetto a Ae. albopictus: può infatti essere rinvenuta anche sopra i 1000 m di altitudine ed è attiva già da marzo, nelle zone di pianura e bassa collina. È considerata un potenziale vettore di alcune filarie, mentre la sua competenza per virus patogeni per l’uomo è ancora oggetto di studio.

Aedes japonicus rilevata per la prima volta in Italia nel 2015 (provincia di Udine) e nel 2025 anche in Val Nure (provincia di Piacenza). Vive in aree urbanizzate, punge di giorno e compie pasti sull’uomo. È molto resistente al freddo, anche più di Ae. koreicus. È ritenuta un potenziale vettore del virus responsabile West Nile, del virus dell’Encefalite giapponese e di alcune filarie.

Le specie invasive

Conoscere quali popolazioni di zanzare circolano sul territorio è fondamentale per tutelare la salute pubblica. Per questo ogni anno viene attivato il monitoraggio delle zanzare, una delle misure definite nel Piano regionale arbovirosi in Emilia-Romagna (DGR 518/2025)

Piano Regionale di Sorveglianza e Controllo delle Arbovirosi – Anno 2025

Una specie si definisce esotica se introdotta in un'area al di fuori del suo habitat naturale e si definisce come invasiva quando ma riesce a proliferare in modo incontrollato in un territorio.

L’arrivo di una nuova specie di zanzare può comportare:

  • la sostituzione di specie indigene;
  • la diffusione potenziale di nuove patologie di cui può essere vettore;
  • una maggiore diffusione di patologie già presenti.

 

Le fasi di invasione

L’invasione di un nuovo territorio da parte di una specie esotica invasiva si sviluppa in tre fasi:

  • arrivo: la specie viene introdotta, il controllo è ancora semplice. Il monitoraggio precoce consente interventi efficaci e meno costosi.
  • radicazione: la popolazione cresce, ma il suo controllo è ancora possibile.
  • diffusione: la specie si espande e si adatta al nuovo ambiente. Il contenimento diventa complesso.

Con l’attività di monitoraggio è possibile raccogliere informazioni riguardanti il grado di invasione di una specie raggiunto in una certa area. Questo si classifica in tre livelli:

  • assente: la specie non viene rilevata da almeno cinque anni;
  • introdotta: la specie è presente, ma con diffusione limitata o episodica;
  • consolidata: la specie è stabilmente insediata e diffusa in più Comuni.

Il tipo di intervento varia in base al grado di invasione: quanto più è avanzato, tanto più richiede azioni coordinate e protocolli consolidati.

Attività di controllo delle zanzare

Il contrasto alla proliferazione delle zanzare, soprattutto delle specie esotiche, è efficace solo se condotto in modo coordinato, capillare e continuativo da marzo a ottobre (stagione riproduttiva).

Il controllo coinvolge cittadini (nelle aree private) e Comuni (nelle aree pubbliche).

L’attività di controllo deve concentrarsi su larve e pupe: la fase acquatica della vita della zanzara. È importante usare trattamenti mirati, in grado di garantire il miglior risultato con il minor impatto ambientale e sulla salute. Sono disponibili diversi principi attivi, alcuni dei quali particolarmente mirati contro le zanzare, che minimizzano l’impatto sulle specie non bersaglio. I principi attivi si classificano in base al meccanismo d’azione:

  • Antilarvali chimici, efficaci ma con maggior impatto ambientale, anche su specie non bersaglio, con rischio di sviluppo di fenomeni di resistenza
  • Prodotti a effetto fisico, come i film siliconici, che impediscono alle larve di respirare bloccando il contatto con l’aria
  • Prodotti microbiologici, che utilizzano microrganismi patogeni per le larve. Sono i più selettivi e con il minor impatto su ambiente e specie non bersaglio.

Nelle aree urbane pubbliche i Comuni intervengono su caditoie e tombini, mentre nelle aree periurbane e rurali è opportuno agire su fossi e canali.

I cittadini possono collaborare attivamente rimuovendo i contenitori che contengano acqua (annaffiatoi, sottovasi, copertoni, bidoni); mantenendo pulite le grondaie, introducendo nelle fontane pesci che si nutrono di larve e trattando i tombini privati con prodotti antilarvali.

Il controllo degli adulti è di competenza dei Comuni con parere espresso dall’Azienda sanitaria territoriale e va limitato ai casi di emergenza sanitaria, come la presenza accertata o sospetta di casi di malattia trasmessa da vettori (es. Dengue, Chikungunya, Zika).

I prodotti adulticidi presentano un rischio di tossicità e di contaminazione ambientale molto più elevato e duraturo rispetto ai prodotti larvicidi. Infatti, colpiscono indiscriminatamente tutti gli insetti, comprese le api, gli altri impollinatori e gli insetti utili. Le conseguenze del loro utilizzo si riflettono su tutto l’habitat in cui vengono utilizzati. Alcuni loro effetti sulla salute umana potrebbero non essere ancora abbastanza conosciuti e studiati.

L’uso improprio favorisce lo sviluppo di resistenza e riduce l’efficacia dei trattamenti in caso di emergenza sanitaria. Per questo motivo, l’impiego di adulticidi da parte dei privati è fortemente sconsigliato.

American Mosquito Control Association (AMCA)

Una delle principali organizzazioni professionali per il controllo delle zanzare, ha espresso forte preoccupazione sull’impiego di impianti fissi per la nebulizzazione automatica di insetticidi, in particolare, per i rischi ancora poco conosciuti che queste sostanze possono comportare sui bambini.

Un impiego non controllato dei prodotti adulticidi riduce la loro efficacia complessiva, compromettendo gli strumenti disponibili per il contenimento di eventuali emergenze epidemiche.

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