ALLEVAMENTO ED ECOSOSTENIBILITÀ

allevamenti ed ecosostenibilità

Gli allevamenti intensivi pongono questioni di sostenibilità ambientale

Come tutte le attività umane, anche l’allevamento intensivo comporta un impatto ambientale. Questo è influenzato principalmente da gestione delle deiezioni zootecniche, emissioni di gas serra, uso intensivo di suolo, deforestazione e consumo di risorse idriche.

D’altra parte, l’agricoltura e la zootecnia intensiva sono indispensabili per la produzione di alimenti in quantità utili a soddisfare le esigenze alimentari della popolazione a prezzi accessibili. Un bilanciamento positivo è possibile se si tiene conto degli aspetti ambientali ed etici e se si sviluppano soluzioni innovative e sostenibili.

L’allevamento, se correttamente e responsabilmente gestito, è infatti uno straordinario fattore di contrasto allo spopolamento delle aree montane e delle colline; una fonte di sostanza organica che evita l’impoverimento dei terreni; un sostegno alla riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti chimici; una possibile fonte di energia alternativa, riservando quindi opportunità economiche e sociali.

Gas serra ridotti del 15,6%

Nel suo report annuale 2025 sull’impatto ambientale dell’agricoltura (compreso l’allevamento) in Italia, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) confronta i dati dal 1990 al 2023. In questi ultimi 33 anni le emissioni di gas serra del settore agricoltura - derivanti dalla gestione degli allevamenti e generate nelle produzioni agricole - presentano una riduzione complessiva del 15,6% (grafico 1). Il miglioramento nel report ISPRA è attribuito a:

  • diminuzione a livello nazionale del numero di capi bovini allevati;
  • riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati sintetici;
  • riduzione delle superfici e delle produzioni agricole;
  • miglioramenti nella gestione dei reflui zootecnici.

I capi bovini allevati, secondo ISPRA, sono diminuiti nel periodo del 28%, passando da 7,8 a 5,6 milioni di capi. La diminuzione ha interessato soprattutto le vacche da latte, scese del 40%, mentre i bovini da carne si sono ridotti del 22%. In controtendenza, i suini sono aumentati a 9,2 milioni di capi: magroni e grassi sono cresciuti del 10%, mentre il numero di scrofe è sostanzialmente rimasto stabile.

L’8,4% della produzione nazionale di gas serra

ISPRA è l’ente pubblico di ricerca che in Italia si occupa di protezione ed emergenze ambientali. Sulla base di dati del 2023 i settori produttivi con le maggiori emissioni di gas serra a livello nazionale sono legati ai consumi energetici (grafico 1). Infatti, il 28% è attribuibile ai trasporti, il 20% alle industrie energetiche, il 18% al consumo energetico del settore residenziale e di altri settori collegati e il 13% all’industria manifatturiera.

4%

dovuto alle emissioni di metano derivate dalla fermentazione enterica (in particolare dei ruminanti);

2%

dovuto alle emissioni di metano e protossido di azoto derivanti dal trattamento e dallo stoccaggio dei reflui zootecnici:

2%

dovuto alle emissioni di protossido di azoto derivanti dall’applicazione ai suoli agricoli di apporti azotati, sintetici e organici.

Grafico 1

peso contributivo delle categorie emissive e riduzione percentuale dal 1990 (fonte ISPRA: Relazione annuale sull’impatto ambientale agricoltura e zootecnia ISPRA 2025)

Grafico 2

emissioni nazionali di gas serra del settore agricoltura (fonte ISPRA: relazione annuale sull’impatto ambientale agricoltura e zootecnia ISPRA 2025)

Reflui zootecnici

Le emissioni da trattamento e stoccaggio dei reflui zootecnici rappresentano il 2% circa in assoluto in Italia e il 20% delle emissioni agricole nazionali. Dal 1990 al 2023 sono diminuite del 18%. Di queste emissioni, il 74% è costituito da metano, di cui il 90% prodotto da bovini e suini, mentre il restante 26% è composto da protossido di azoto, di cui l’88% attribuibile a bovini, suini e avicoli. La riduzione complessiva è dovuta a una diminuzione dell’11% del metano e del 33% del protossido di azoto.

La riduzione dell’impatto dei reflui zootecnici negli ultimi 33 anni è dato da:

  • diminuzione del numero di capi zootecnici allevati;
  • adozione di misure per ridurre le emissioni di ammoniaca dai reflui zootecnici.
  • incremento della produzione di biogas alimentato con reflui zootecnici.

La digestione anaerobica, ben gestita attraverso i digestori, consente di trattenere il metano prodotto dalla decomposizione dei reflui, evitando la sua dispersione in atmosfera e recuperandolo per la produzione di energia. Questo processo limita le emissioni di protossido di azoto, derivanti dalla nitrificazione e denitrificazione. La quota di reflui zootecnici trattati con questa tecnologia è considerata ancora bassa, circa 15 milioni di tonnellate, ovvero il 14% della produzione totale. Sarebbe invece auspicabile raggiungere livelli più elevati, intorno al 40-50%. Le misure di riduzione delle emissioni di ammoniaca durante le attività di stoccaggio e spandimento riducono indirettamente anche le emissioni di protossido di azoto.

Grafico 3

emissioni nazionali di ammoniaca del settore agricoltura (fonte ISPRA: Relazione annuale sull’impatto ambientale agricoltura e zootecnia ISPRA 2025)

Emissioni di protossido di azoto dai suoli agricoli

Le principali fonti di emissione di protossido di azoto dai suoli agricoli sono costituite da:

  • apporti di azoto da fertilizzanti sintetici: costituiscono il 29% delle emissioni dirette dai suoli agricoli;
  • residui colturali: per il 27%;
  • reflui zootecnici: per il 24%.

Altri contributi di entità inferiore provengono da pascolo, fertilizzanti organici, suoli organici e fanghi di depurazione.

Tra il 1990 e il 2023 in Italia, si è avuta una riduzione del 36% nell’uso stimato di fertilizzanti sintetici e una riduzione del 21% nelle emissioni da spandimento dei reflui, mentre è aumentata la tecnica agronomica di incorporazione di residui colturali nei suoli.

Gli obiettivi dell’unione europea

Il Green Deal o Patto Verde Europeo è il piano d’azione dell’Unione europea che mira a rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050 grazie a un insieme di iniziative politiche. La strategia “Farm to fork” – in italiano: “Dal produttore al consumatore” - costituisce la principale iniziativa per il settore agricolo. Quindi, Green Deal e Farm to Fork insieme tratteggiano gli obiettivi specifici per il raggiungimento dell’obiettivo, che per il settore zootecnico possono essere riassunti in tre percorsi:

  • riduzione dell’impatto ambientale;
  • miglioramento del benessere animale;
  • riduzione degli antimicrobici grazie a un utilizzo responsabile.

La politica agricola comune europea mira alla mitigazione di questi aspetti ed è orientata da un approccio One-Health, che riconosce l’esistenza del legame indissolubile tra la salute dell’uomo e dell’ambiente - inteso come del mondo animale e vegetale -. Agricoltura e zootecnia sono gli indispensabili fornitori di cibo per la popolazione umana ed è quindi strategico conservare una quota di produzione nazionale e locale anche alla luce degli eventi straordinari che si sono verificati negli ultimi anni (pandemie, guerre e calamità naturali).

Approfondimenti

Visita il sito del progetto europeo Nutri Know sullo sviluppo delle pratiche di gestione dei nutrienti in agricoltura:  www.nutri-know.eu

Scopri i progetti realizzati in aziende zootecniche dell’Emilia-Romagna:  https://www.nutri-know.eu/operational-group/?location=emilia-romagna-italy

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