Generalmente la concentrazione di Nichel negli alimenti è inferiore a 0,5 mg /kg. Non è possibile dire con precisione quali sono gli alimenti maggiormente “contaminati”, ma si hanno dati analitici sulla presenza di Nichel in albicocche, cavoli, spinaci, arachidi, carote, pomodori, ostriche, fichi, cipolle, asparagi, lenticchie, farina di grano intero, fagioli, liquirizia, pere cotte, funghi, mais, lattuga, piselli, mandorle, thè, aragosta, cacao e cioccolato, avocado, mirtilli, avena, grano saraceno, noci e nocciole, broccoli, patate.
Una certa preoccupazione è legata ai possibili effetti tossici.
Dagli studi Efsa sulla sicurezza del Nichel, emerge che, ai livelli normali di assunzione, non ci sono pericoli significativi a carico della funzionalità dei vari organi e tessuti. Infine non ci sono pericoli diretti di mutagenesi, cancerogenesi e sulla riproduzione.
Sulla base delle informazioni disponibili, è stata fissata una dose accettabile giornaliera di 2,2 mcgr /kg di peso corporeo. Tale valore è molto cautelativo e difficilmente può essere superato con una normale dieta.
Oltre a queste osservazioni rassicuranti l’EFSA ha messo in evidenza il pericolo serio per le persone allergiche al Nichel.
Problematica è la difesa dagli alimenti in cui non è molto agevole conoscere il livello di “contaminazione”.
Una via d’uscita sono i vegetali da colture idroponiche di cui però non esiste una grande varietà e peraltro i costi sono maggiori.